La gestazione di una gatta dura dai 60 ai 70 giorni, le teorie al riguardo si sprecano, ma secondo la mia esperienza sono questi i tempi, dato che conto sempre i giorni, ad ogni gravidanza delle mie gatte. Scrivo ogni volta le date su un taccuino ed ho segnato il minimo e il massimo tempo per tutte, in relazione alla buona riuscita del parto, in sostanza se i gattini nascono in salute e innanzitutto vivi.
C’è anche da dire che non è detto che la gatta resti incinta al primo giorno di accoppiamento, contando sempre le 24 ore per il transito della fecondazione. Può succedere anche al quarto o al quinto giorno, all’ultimo, perciò i termini si allungherebbero.
Quindi io uso un semplice trucco per regolarmi, giusto per non impazzire e non passare lunghe notti insonni ad aspettare: quando siamo vicini al giorno della scadenza controllo le mammelle, se hanno il latte, perché in genere la gatta mette il latte una settimana prima di partorire. Se non lo ha, ed ha pertanto il pancione piatto, controllo tutti i giorni a venire, finché non sento le mammelle che iniziano a gonfiarsi di latte. Da lì conto 6/7 giorni.
Se invece partoriscono prima dei 60 giorni è sempre drammatico, perché i cuccioli sono prematuri e raramente sopravvivono. Neonati che peseranno 40 o 50 grammi, davvero impossibile salvarli, ma dai 60/70 grammi in su c’è qualche possibilità, somministrando tramite infusione vitamina B con acido ascorbico, glucosio, e una puntina di miele per dare energia nell’allattamento. Il peso regolare di un gattino alla nascita varia dai 90 ai 110 grammi.
La gravidanza nei persiani è molto delicata e non priva di pericoli, senza contare il parto che dev’essere assolutamente assistito, stando attenti all’ingestione di liquido amniotico, al cordone ombelicale che non sempre le mamme recidono (il piccolo può soffocare) o all’ipotermia, vari fattori che possono contribuire alla morte neonatale.
I cuccioli persiani hanno un tasso di mortalità altissimo alla nascita, ed è anche per questo che sono una razza costosa e pregiata. Hanno il cranio più grande degli altri gattini, quindi per passare attraverso il canale a volte si schiacciano il muso e non riescono a respirare, talvolta escono deformati e gonfi, e faticano ad uscire dall’utero anche se la mamma spinge con tutta la sua energia.
Tocca quasi sempre a noi tirarli fuori, soprattutto se sono podalici, il che avviene di frequente, o se sono eccezionalmente grandi, anche intervenendo con l’ossitocina, mediante un’iniezione che stimola le contrazioni. È un validissimo aiuto ma bisogna stare attenti alle dosi e ai tempi di somministrazione.
Ogni cucciolata varia da 1 a 3 piccoli, al massimo 4 (in casi eccezionali 5 o 6, ho una gatta nera che me ne fa 7!), e non è sicuro che sopravvivano anche dopo essere nati vivi e apparentemente sani. Anzi, è addirittura possibile che non ne sopravviva nemmeno uno, proprio perché essendo tanti sono piccolissimi, e non sono abbastanza forti per nutrirsi.
Mi è accaduto più di una volta ed è davvero tragico, specialmente quando la gatta è primipara. Diciamo comunque che si è fuori pericolo dopo una ventina di giorni, fino a circa un mese, lasso di tempo in cui andrebbero a svilupparsi malformazioni o disfunzioni che non erano incidenti nei primi giorni di vita e che invece diventano letali, a un certo punto della crescita.
Avere un persiano completamente sano e ben sviluppato non è cosa facile, quindi rovinarlo anche con un’alimentazione sbagliata, o una sterilizzazione non ben pianificata, vanificherebbe tutte le amorevoli cure, la dedizione e l’impegno per farli nascere e crescere perfettamente in salute. E i sacrifici sono davvero duri, credetemi.
Se in Natura la femmina nasconde i cuccioli, per paura che il maschio li uccida affinché lei torni prestamente in calore, nei gatti persiani accade il contrario. Ho visto padri, o altri maschi fare da baby-sitter, dormire con i cuccioli o addirittura leccarli per lavarli, infilarsi nella cuccia insieme alla madre.
Biscotto ad esempio, quando la sua Luna ha partorito per la prima volta, è stato lì durante tutto il parto. La notte ha dormito con lei, gli ho messo addirittura un cartone vicino, il giorno dopo la ciotola vicino, per mangiare con lei.
Le mamme poi si scambiano i cuccioli senza problemi, allattano anche insieme, ed accorrono sempre, se un cucciolo piange, non importa se non è il suo. La gatta partoriente ha una sensibilità ed un’empatia senza pari, è solidale, e protegge anche i bimbi delle altre gatte, quando capita che si allontanino per sgranchirsi o andare alla lettiera.
Per questo, se una volta allestivo più postazioni con cucce e cucciolate separate, adesso allestisco uno spazio unico, quando alcune gatte partoriscono nello stesso periodo, a distanza di pochi giorni (non più di una settimana, altrimenti il divario sarebbe eccessivo e i più cresciuti non farebbero mangiare i più piccoli, o peggio li schiaccerebbero uccidendoli). In tal modo i cuccioli hanno sempre il latte a disposizione, perché se non c’è una mammina ce n’è un’altra, ed anzi si danno il cambio vivendo l’allattamento e la cura dei piccoli più serenamente.