In questo articolo preliminare vi spiego come funziona l’adozione di un gatto persiano, le tempistiche e il “protocollo” che va seguito, sia prima che dopo aver adottato il cucciolo.
Vi illustrerò linee guida e accorgimenti, che saranno ampliati negli articoli specifici della guida, affinché sia più facile intraprendere questa fantastica avventura, poiché un gattino in casa, qualsiasi sia la razza, è una rivoluzione della nostra vita, in meglio, certamente, ma va presa con i giusti criteri e mai alla leggera. Un animale è come un bambino e va trattato come tale.
Di regola i gattini (non solo i gatti persiani) possono essere adottati non prima di 60 giorni dalla nascita, poiché lo svezzamento dura dalle 4 alle 8 settimane, anche se successivamente continuano a bere il latte della mamma, addirittura fino ai 4/5 mesi se lei lo concede. Ma è più per abitudine che per altro, per il legame emotivo con la madre, in quanto nelle ultime settimane il latte materno non è nutriente come all’inizio, e tutto ciò di cui hanno bisogno i gattini lo prendono attraverso l’alimentazione e le vitamine che do a parte.
In pratica lo svezzamento non finisce mai, finché vivono sotto lo stesso tetto della madre, o delle mammine che ancora allattano. Ho visto gatti di un anno attaccarsi ancora alle mammelle, persino più grandi della gatta, e sono così sinuosi e abili nell’intrufolarsi che sembrano ancora dei cuccioli di pochi mesi!
Ma cos’è precisamente lo svezzamento? In sostanza è la fase intermedia della nutrizione, ossia il passaggio dal latte materno al cibo solido. Di solito si comincia con alimenti morbidi come gli omogeneizzati al pollo (sempre carne bianca), paté specifico per gattini, e magari qualche crocchettina per cominciare ad imparare ad usare i dentini. Io somministro anche riso con tonno al naturale, ovvero quello che preparo quotidianamente per i miei gatti adulti.
Non c’è un momento preciso, varia da caso a caso, dipende dalla precocità del piccolo: alcuni iniziano a mangiucchiare già a 25 giorni, altri più tardivi si spostano fino a 40/45 giorni. Comunque nel box dei cuccioli preparo sempre due ciotole, con crocchette kitten e acqua sempre fresca, per i piccoli che sentono prima l’esigenza di sperimentare, ed anche per fornire comodità alle mammine, affinché per nutrirsi non debbano andare nell’altra stanza dove ci sono le ciotole per tutti.
Per integrare, lascio in aggiunta una ciotola di latte in polvere, anche per alleggerire l’allattamento delle mammine, il quale è ancor più debilitante della gravidanza stessa. Infatti anche le mamme dovrebbero mangiare alimenti kitten, per tutta la durata dell’allattamento, per mantenersi sempre in forza e fornire un’ottima qualità del loro latte nutrizionale.
Ovviamente le vitamine non devono mancare, preferibilmente la pasta vitaminica kitten, anche durante la gravidanza. Io ho scelto di dare alle mammine una pasta multi-vitaminica extra, non ha il calcio come la kitten ma è fenomenale per tutto il resto, e andrebbe benissimo anche per i cuccioli di qualche mese. Per dirne una, mi ha sbloccato la crescita di un gattino rimasto nano, che a 6 mesi pesava ancora 700 grammi, migliorandone sensibilmente l’attività motoria e sociale, ed è diventato anche molto più bello.
Quando posso somministro la VMP, ma è diventata molto costosa e non arrivo. Un tubetto da 50 grammi costa ormai 30 euro e non ci faccio neanche due giorni. La GimCat extra è un’eccellente alternativa e la consiglio vivamente a chi ha tanti gatti di cui occuparsi, è sviluppata da veterinari per gatti da allevamento e da esposizione, ed ha un imbattibile rapporto qualità/prezzo.
A mio avviso, l’età giusta per essere adottato da una nuova famiglia è sui 3 mesi, quando il gattino è diventato indipendente e si è staccato dalle gonne della mamma, o anche 2 mesi e mezzo, dipendentemente dall’esemplare. Ma dare i cuccioli più tardi, ad esempio a 4 mesi e oltre, lo ritengo alquanto rischioso, eccetto casi in cui è necessario per la salute e l’integrità del cucciolo.
Ciò perché non è escluso che vivrebbero la separazione dalla persona che li ha allevati come un abbandono e potrebbe essere traumatico, soprattutto come li allevo io, ovvero come parte della famiglia e, laddove necessario, mi sostituisco alla madre per dare ciò di cui hanno bisogno, nonché per introdurli ed educarli al contatto umano e alla socializzazione, all’amore con gli umani. Comunque dipende anche dalla sensibilità e dal carattere dell’esemplare, e di regola le femmine sono più emancipate rispetto ai maschi, meno piagnucolone, si rimboccano le maniche ed affrontano le situazioni a viso aperto.
Questo in linea teorica, ma secondo la mia esperienza sono arrivata ad una conclusione parallela. Infatti, il gattino persiano è molto fragile nelle prime settimane di vita, ed è più un rischio in questo senso, specialmente per chi non è pratico di gatti persiani, dargli un cucciolo troppo piccolo può essere deleterio.
Perciò, ho raggiunto la conclusione che sia meglio dare un cucciolo stabilizzato e ben formato, anche a 6 mesi (8 mesi al massimo), accuratamente trattato e nutrito con tutti i crismi, sano e vigoroso, pronto ad affrontare una vita nuova e soprattutto lo stress derivante dal cambio ambiente.
È un po’ il rovescio della medaglia, perché in questo caso il gatto sarà sì forte e fisicamente preparato, scongiurando anche inconvenienti riguardo alla sua salute, però da un altro lato potrebbe sentirsi spaesato, abbandonato appunto, e non è da trascurare.
Dunque in conclusione valuto caso per caso, a maggior ragione per chi non ha mai avuto un gatto persiano o peggio un gatto vero e proprio, se ci sono altri animali in casa o se il cucciolo resterebbe per diverse ore da solo. Decido io quale sia il gattino giusto da dare in adozione ad ogni famiglia, in base al carattere dell’animale e all’ambiente in cui vivrà, ovviamente anche in base alle preferenze dei richiedenti, sul tipo di esemplare che cercano, cose banali come il colore e il sesso, o la tipologia, se ipertipico o normotipo. Mostro gli esemplari giusti per una loro scelta finale, e se ciò non aggrada, possono anche aspettare le cucciolate successive.
Inoltre, anche la famiglia deve essere ben preparata, materialmente e psicologicamente, soprattutto prima che il cucciolo entri nella nuova casa. Tutto deve essere pronto e comodo, poiché il cambio ambiente è già stressante di suo, per cui il gattino deve avere tutte le comodità e le funzionalità a vista d’occhio, magari ritrovando le stesse crocchette che mangiava durante lo svezzamento, così da sentire il sapore di casa, da non sentire quello che potrebbe confondere con l’abbandono.
In genere comunque il trasferimento non è eccessivamente traumatico per un gatto persiano, ed essendo fiducioso e socievole di natura si adatta in fretta, se trova l’ambiente giusto per lui. Solo qualche esemplare può inibirsi, capita in base al carattere, alla sua timidezza, ma basta una giornata o due per ambientarsi, sempre se viene trattato con la massima pazienza possibile e rispettando i suoi tempi, senza stressarlo o pressarlo, lasciandolo libero di esplorare e valutare. E quando si sarà ambientato, diventerà un vero animatore della casa!